"Dietro di me" non ha nulla di autoreferenziale, è un gioco di specchi. Un po' racconto critico, un po' rigoroso studio di comparazione interdisciplinare. È un invito a entrare dentro un libro-miniera per esplorare questioni, temi e motivi che sono al centro della scrittura delle donne, in spazi e tempi diversi. A cominciare dalla ricostruzione e reinvenzione di mappe genealogiche. Quali genealogie? Quali antenate scegliere? È un invito a entrare sul terreno di una storiografia della interiorità. "Questa è la mia lettera al mondo che mai non scrisse a me" (E. Dickinson) ma è anche un invito, sulla scia di Angela Carter, a buttarsi dentro il brioso immaginario del "make believe", dei trucchi, dei travestimenti. Ci si chiede: in quali forme alcune scrittrici hanno tentato di dire o di leggere il proprio complesso materno? Paradossi di maternità, fra politica dell'inconscio e prove di evasione... "Fammi nascere in qualcosa di vero" implora Anne Sexton. Come scrivono le donne – prima e dopo Kafka – la loro lettera al padre? E si va dalla lettera bianca di Emily Dickinson al pacchetto di rabbia di Adrienne Rich, fino al romanzo autobiografico inedito di Idolina Landolfi intitolato Quando ero mio padre. Tante storie, tanti destini, tanti "casi" letterari messi a fuoco in maniera originale, documentatissima, talvolta imprevedibile. Alla fine si incontrano le artiste-scrittrici delle avanguardie storiche: la futurista Enif Robert che mette in scena il proprio corpo malato e mutilato, in Ventre di donna, e le surrealiste Leonor Fini e Leonora Carrington che lanciano con disinvoltura la sfida del loro essere finalmente "apatride de moi-même".