Miracoli, tragedie, annunci di grandi vittorie contro grandi mali a fronte di mille piccole sconfitte quotidiane. Certezze sbandierate e incertezza di fatto. Qualcosa non va, nel modo in cui oggi si parla di medicina. Perché qualunque discorso sulla medicina finisce con l'essere fallace e fuorviante? È fallace perché manca il racconto della clinica, ovvero del percorso lungo e doloroso che accompagna il malato. È fuorviante a causa dell'equivoco generato nell'immaginario collettivo per il quale il progresso medico si identifica con il rifiuto della vecchiaia, del dolore e, in ultima istanza, della morte. Così a sentir parlare di medicina si ode una babele di linguaggi, specchio di una confusione di speranze e realtà, miti e dati oggettivi, paure e spavalderie. Un oggetto di indagine così complesso non poteva essere affrontato se non sotto forma di un dialogo a più voci, dove il racconto quotidiano della clinica si accosta alla storia della medicina, alla teoria della comunicazione, alla politica e all'industria della salute. Quello che emerge è un quadro affascinante, composto da tanti punti di vista che si completano tra loro e che nell'insieme permettono di leggere tra le pieghe di una notizia medico-scientifica, di uno scandalo, di un personaggio controverso o di una storia di malasanità. Contributi di Luca Carra, Bernardino Fantini, Ignazio Marino, Daniela Minerva, Silvio Mondardini, Maria Pia Ruffilli, Fulvio Simoni, Giancarlo Sturloni.