La Critica del gusto di Galvano della Volpe può essere considerata un classico dell'estetica italiana del '900. Fortemente innovativo nel panorama degli studi estetici del tempo, il libro si propone di dar vita ad un'estetica marxista basata sul carattere, ad un tempo, conoscitivo e storico-sociale delle opere d'arte assicurato dalla particolare tessitura linguistica e tecnico-compositiva di ciascuna di esse. La varietà e la ricchezza dei temi discussi nel libro ne rendono la lettura affascinante. Il filosofo vi troverà una critica radicale dell'estetica idealistica e postromantica da un lato e delle tendenze estetiche "sociologiche", tipiche di molto marxismo novecentesco, dall'altro. Al linguista sarà offerta una originale applicazione della teoria scientifica del segno linguistico all'interpretazione di testi poetici. Il critico d'arte, infine, vi troverà un complesso assai fitto di analisi non solo poetico-letterarie, ma anche musicali, cinematografiche, pittoriche e architettoniche. Tutte queste linee di discorso sono volte a dimostrare che l'humus sociale e politico, nonché il pensiero filosofico, giuridico, religioso di un'epoca storica, sostanzino di sé il messaggio artistico dell'opera d'arte al punto da condizionare in modo essenziale l'esperienza del gusto.