«Sono divenuti registi senza riconoscere i loro padri, fanno parte di una generazione orfana che porta addosso le macerie del muro, hanno attraversato un decennio disseminandolo di opere talmente fuori dagli schemi da finire relegate nel cinema marginale. Progressivamente tenuti sempre più ai confini da un sistema produttivo in via di riconfigurazione, estranei a un panorama di loro coetanei concentrati sul racconto del sentire contemporaneo, vessati a più riprese dagli ultimi duri colpi della censura, hanno immaginato - con lo sguardo lucido dei folli - un paese postapocalittico, restituendo il ritratto di un'Italia già del "dopo", in cui le profonde contraddizioni del presente sono deflagrate lasciando emergere tracce di liberatoria bellezza». Così, nella sua introduzione a "Controcampo italiano", Daniela Persico, direttrice artistica del Bellaria Film Festival, definisce lo strano collettivo di «schegge impazzite» rappresentato da Paolo Benvenuti, Antonio Capuano, Giuseppe M. Gaudino e Isabella Sandri, Franco Maresco e Corso Salani. Autori che si raccontano nelle pagine di questo volume, accomunati non tanto dai temi o dalla tecnica registica, quanto dalla purezza di uno sguardo che rimane ostinatamente cinematografico e tenta, in tempi di omologazione, di restituire all'immagine in movimento la capacità - ormai quasi perduta - di interrogare lo spettatore, e di immergerlo nella fertilità del dubbio.