«Come l'arbusto che muore lascia nelle viscere della terra la radice che ne riprodurrà le forme, come la foglia cadendo lascia la gemma che la rifarà nella ventura primavera; così il darwinismo dovrà svolgersi e tramutarsi per lasciare il posto a nuove teoriche più alte e più complesse. Fedeli seguaci del grande inglese, ci sentiamo evoluzionisti anche per giudicare lui, creatore e pontefice massimo dell'evoluzione. In lui, in noi stessi, nella storia del pensiero, nelle viscere dell'umanità sentiamo l'inesorabile picchio di quel martello del prima e del poi, che segna la strada al lavoro e al progresso. Il darwinismo non sarà l'ultima parola della scienza, ma è la parola dell'oggi, di quell'oggi che a ogni battito del nostro polso va a divenire un domani.»