Mentre componevo con le foto del mio archivio la novella di Cenerentola (come dice l'amico Mario Moretti: "Pescatori con la sua originalità ci porta per mano a conoscere le favole che sono tra noi come presenze frivole ma non troppo"), mi accorgevo che c'erano molte analogie con la storia di Biancaneve, mio ultimo lavoro, dopo Pinocchio e la Bella Addormentata. Le coprotagoniste, la Regina Cattiva di Biancaneve e la Matrigna Perfida di Cenerentola, sono usurpatrici, o aspiranti tali. L'una di un trono, l'altra più modestamente, di un capitale e di una identità. La Regina Cattiva tiranneggia la vera erede alla Corona, l'altra tiranneggia la legittima erede del padre scomparso. Una per se stessa, per nutrire il suo ego esplosivo, l'altra per sistemare più che se stessa, le figlie, due famose mostre, ad un livello economico e sociale più elevato. La prima medievale, Shakespeariana e sicuramente una Lady Macbeth, l'altra Proustiana, borghese e sicuramente una madame Verdurin. Perché l'anima umana, quindi le favole che la contengono, si adatta ai vari periodi storici ma è sempre la stessa. [...] (Vittorio Pescatori)