"Quel "ci penso io" cadenzato ci trasmetteva sicurezza, nel caso si presentasse per noi piccoli un problema, ci pensava sempre un adulto a risolverlo senza coinvolgerci, noi non dovevamo preoccuparci di nulla, a volte la soluzione lo precedeva. Arrivavano come degli spazzaneve prima che iniziasse a nevicare ed erano come degli elicotteri salvavita. Noi bimbi, di fronte a qualsiasi difficoltà, contavamo sempre sul loro sostegno alimentando la convinzione di non potercela fare senza di loro. La felicità veniva concepita come un diritto e un dovere altrimenti provocava in loro un senso di colpa. Se ci trovavano tristi, si finiva subito dallo psichiatra. Gli psicofarmaci si prendevano come caramelle. A scuola quando arrivavano delle insufficienze, mio padre andava a parlare con le maestre e diventavano subito dei bellissimi voti. Eravamo come in un cesto di lana per gatti in inverno e in una enorme coppa di panna montata d'estate."