Le vicende delle spoliazioni d'arte e scienza dell'Armata d'Italia sono riportate attraverso la rilettura ragionata di un'enorme mole documentaria che si snoda per l'intero periodo delle operazioni militari, dal marzo 1796 al novembre 1797. Dopo aver contestualizzato il racconto attraverso le vicende seguite alla caduta di Robespierre e alla costituzione di una nuova forma di governo, la storia entra nel vivo: dall'inizio dell'operazione che - per dirla con lo storico Yann Potin - «ha cambiato per sempre la geografia culturale dell'intera Europa» all'attenzione di Bonaparte verso «tutto ciò che c'è di bello in Italia»: una politica di spoliazioni formalizzata nei trattati con i vinti. La complessità della raccolta di opere nelle città occupate, i difficili rapporti con le popolazioni, le vicissitudini del trasporto per terra e per mare verso la Francia e le celebrazioni parigine che ne glorificavano l'acquisizione sono ricostruite attraverso la fitta corrispondenza dei protagonisti: Bonaparte, il Direttorio esecutivo, i ministri, la Commissione incaricata delle scelte, il direttore dell'Accademia di Francia a Roma, senza dimenticare tanti altri comprimari. Emergono inoltre sullo sfondo vicende dimenticate o male interpretate, come il caso della mistica rivoluzionaria Suzette; episodi inediti delle capitolazioni di Mantova e Venezia; la lotta alla corruzione nell'Armata d'Italia; il linciaggio di Ugo di Basseville; errate attribuzioni per documenti mal compresi.