Se è vero, come sosteneva Italo Calvino, che i classici sono sempre quelli che si stanno «rileggendo», allora Antigone, Medea, Elettra, protagoniste di alcuni fondamentali testi antichi, risultano fondamentali per la definizione sia del concetto di tragico sia del rapporto amore/violenza nello spazio artistico contemporaneo. Rappresentano il mondo femminile come mondo diverso rispetto a quello logocentrico e patriarcale in cui sono costrette ad agire. Proprio dall'interno lo destrutturano portando un'altra logica e altre istanze valoriali radicate su un modello alternativo di legge, vita, amore. Rappresentano emblemi del femminile negato, sovvertono ruoli, mansioni, gerarchie. Su questo complesso sfondo, grazie a una prospettiva interdisciplinare, l'obiettivo è quello di mostrare non soltanto la costante e vivace presenza delle tre figure classiche sulla scena novecentesca e attuale, quanto quello di intenderle come un'utile euristica per la comprensione delle dinamiche conflittuali del presente che vedono nel ruolo della donna e delle questioni ad esso collegate il perno per l'elaborazione di un 'nuovo' e più 'etico' concetto di genere.