Ancora Pinocchio. E su Pinocchio due sguardi differenti. Per rileggerlo attraverso quegli 'occhiacci di legno' che abbiamo provato a fare un po' nostri; per guardarlo da una certa distanza e costruirne una lettura strutturalmente educativa (Alessandra Avanzini), che mette sottosopra l'idea abbastanza consolidata del romanzo di formazione, romanzo di crescita. Leggendo Pinocchio sembra prendere forma, sullo sfondo, un vecchio mondo al tramonto che qui, con un tocco magico, viene riconfermato e rinvigorito, nelle sue pallide e deserte certezze. Questo mondo al tramonto, che si appoggiava su alcuni indiscutibili capisaldi, è il mondo di un'educazione tradizionale dominata senza alcuna ragionevole certezza dalla logica causa effetto. È il mondo dove l'adulto ha sostanzialmente sempre ragione e il bambino deve essere accompagnato, ma non ascoltato, perché la sua voce è capricciosa, instabile, immotivata soprattutto sbagliata. Deve essere indirizzato senza incertezze, portato sulla retta via, spazzando via in un attimo tutta l'effervescente voglia di vivere che lo caratterizza. E così se Pinocchio burattino vive in un gioioso e irriverente sogno, caotica mescolanza di desideri e gioco, Pinocchio bambino vero vive nel mondo reale, senza scampo. A questa lettura si affianca quella del Pinocchio illustrato (Susanna Barsotti).