Roma, primavera 2016. Sui muri delle periferie appaiono centinaia di manifesti: Fermiamo l'invasione aliena. Dove gli alieni sono, quasi inutile dirlo, i migranti che approdano sulle sponde italiane. Da extracomunitari a extraterrestri, esseri provenienti da uno spazio ignoto e dunque, per definizione, ostile. Non è la prima volta: prima ci furono "li turchi", poi si temettero i cosacchi che avrebbero abbeverato i loro cavalli in piazza San Pietro, e in precedenza e in mezzo infinite altre invasioni temute, subite, affrontate, accolte, raccontate e riraccontate. La storia italiana, quella europea, quella umana sono costellate di incontri e scontri fra noi e gli altri, gli alieni venuti da fuori a portare altre vite, altre storie, fino a creare un intreccio di cui noi, tutti noi senza eccezioni possibili, siamo il prodotto. Osservare questo processo in modo distaccato sarebbe vano, ma si può, anzi si deve, accettare la sfida che ci viene imposta con la consapevolezza che proprio da questa collisione potrebbe dipendere la salvezza dell'organismo e della specie, di sicuro ne discenderà il futuro.