«Scese in cortile e guardò per l'ultima volta la statua di Napoleone. Le era diventata così familiare, che in quel momento le sembrava di provare un po' di nostalgia, come se fosse già proiettata in avanti, nei giorni che sarebbero venuti. Quella statua, che improvvisamente le sembrava un concentrato di tante cose: il suo attaccamento a Milano, all'arte, alla storia della città, al suo lavoro...le sarebbe mancata, ma doveva staccarsene adesso. Adesso doveva prendere le distanze da tutto. Dopo quel colloquio, però, la constatazione che esistevano persone eccezionali, che si sottraevano alla logica dell'ingranaggio, e Fernanda era una di quelle, le diede la forza di oltrepassare per l'ultima volta il portone del Palazzo di Brera, a schiena dritta, a testa alta, senza guardarsi indietro.»