L'atto di segnare, graffiare, incidere o tagliare la propria pelle è una delle modalità con cui si esprime il disagio dell'adolescenza contemporanea. Coinvolge soprattutto le femmine e ha un esordio precoce: secondo le stime attuali circa un adolescente su cinque tra i dodici e i quindici anni si è tagliato almeno una volta. I tagli comunicano attraverso il corpo un dolore che non trova parole per esprimersi, e a cui è importante che gli adulti riescano ad attribuire significato. Hanno la funzione di scaricare l'angoscia, ma sono anche uno dei precursori dei tentativi di suicidio adolescenziali. Ad essi corrisponde un'epidemiologia complessa e sfaccettata, rispetto a cui questo testo offre una mappa per orientarsi. Quali sono i fattori socioculturali all'origine dei comportamenti autolesionistici tra i giovanissimi? Quali elementi ne influenzano la gravità? Quali vissuti li accompagnano? Che ruolo rivestono la famiglia, il gruppo dei pari, la scuola? Il libro prova a rispondere a queste domande, collocando l'autolesionismo degli adolescenti nel contesto della crescita attuale. Dopo un'analisi dei principali contributi del pensiero psicoanalitico sull'argomento, le autrici propongono una lettura evolutiva, che mette in relazione i diversi significati e le valenze comunicative del sintomo alle fasi della crescita, alle modalità e ai contesti in cui si manifesta. Numerosi esempi clinici permettono di descrivere le specificità della psicoterapia con questi pazienti. Il testo si rivolge a psicologi e psicoterapeuti dell'età evolutiva, ma anche a genitori, insegnanti e educatori, che troveranno indicazioni utili a dare senso al dolore senza parole espresso da questo comportamento. Prefazione di Elena Riva.