"C'è sempre bisogno di un'altra storia", dice Antonio Tabucchi, una sera, al suo perplesso compagno di solitudine, che lo interroga spazientito - "ancora una storia?" - davanti alla luna. C'è sempre bisogno di un'altra storia, come quella che ci racconta Mariella Chiappetta, per ricordare, per commuoversi, per piangere, per ridere, per volare via. O per comprenderla meglio, forse, la nostra storia. A forma di stella è una storia di fanciullezza negata e di adolescenza sofferta; di riscatto, anche, forse, ma solo apparente, perché le macchie della miseria, della fatica, della follia, nessuna vita "nuova" può cancellarle. "Noi lasciamo una macchia", scriveva Philip Roth, "lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore...". Macchia "umana", lui la definiva. E "macchiata", e marchiata a vita, è Carmelina, la protagonista del romanzo: trova i suoi talenti e riesce a spenderli, cerca la sicurezza economica e la conquista, ma tutto questo non basta per restituirle pace e serenità. E "macchiati" e marchiati a vita sono suo fratello e la sorella e, specialmente Stella, perché, quando ti tolgono l'innocenza, da bambina, e ti violano la carne...