Non solo un libro della memoria questo di Giuseppe Milazzo, ingegnere, ma un taccuino di informazioni, scritto con lo stile di chi ha frequentato studi classici. Tra i tanti ricordi autobiografici, di fisica immediatezza, si insinuano temi socio-politici vissuti e analizzati dall'autore in stretto rapporto con i fatti narrati e l'occhio attento alla contemporaneità e al mondo del lavoro in particolare. Le note biografiche si diramano dall'infanzia sino ai nostri giorni e sono vive esperienze di vita vissuta a partire da quel periodo cruciale della nostra storia, quando nel nostro Paese imperversava la tragedia della seconda guerra mondiale. Gli avvenimenti narrati, filtrati dalle sue passioni, sono coinvolgenti perché appartengono a tutti gli italiani che hanno vissuto in quei terribili anni. Milazzo li ha rivisitati con l'occhio del fanciullo, parlando di sé e della sua famiglia, costretta a sfollare dalla città e a rifugiarsi in campagna, lontana dalle bombe. Finita la guerra, segue il ritorno alla quasi normalità e dunque agli studi: il liceo, l'università, la laurea e il trasferimento dalla Sicilia al Nord - a Torino prima, in Sicilia come ferroviere... .