OMBRA MAI PIU'

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TRAMA
"Quando torni nel mondo, del mondo ti devi fidare." Per tre lunghi anni Angelantonio è stato ospite della struttura psichiatrica Casa delle farfalle, con sé porta il libro che ha scritto sulla follia standoci dentro, e ora c'è un fuori che lo aspetta. Il tempo ha lasciato segni profondi, sui suoi genitori improvvisamente anziani da cui fa ritorno, sul platano che aveva adottato quando era ragazzo, in una società che adesso lo guarda con sospetto perché "è stato lì". Non sempre si comprende ciò che è vitale, ma c'è una fragilità che accomuna tutti - matti e sani, buoni e cattivi - che parla una lingua misteriosa, e dice parole che Angelantonio dovrà imparare insieme a chi incontrerà. In "Ombra mai più" Redaelli continua il suo racconto sulla follia del mondo e la saviezza dei folli, sul rimosso della nostra società, e lo fa con il suo tatto, la sua poesia, la sua inconfondibile scrittura.

RECENSIONE LIBRAIO
“Le radici sono la parte nascosta, profonda, bella.L’ombra è il buio che esce dalle cose, dalle persone.E si proietta su quello che le circonda, le oscura.L’ombra è brutta, inquieta.”Uscito dal centro di riabilitazione psichiatrica, la Casa delle farfalle, Antonio si trova “fuori”, nel mondo.Sembra una liberazione, la fine dell’alienazione di uno spazio chiuso che sancisce la sua ritrovata“normalità”, qualunque cosa significhi.Antonio è un impaziente psichiatrico, che non vede l’ora di riprendere un percorso di vita: un lavoro, unamore, la famiglia, gli amici del bar.La sua inquietudine è sempre presente perché fa parte di lui, che è inquieto nelle radici. Per questo è unplatano che sceglie di adottare, come compagno dei suoi primi momenti nel mondo. Un platano che ha lasolidità, la protezione e l’ombra di cui lui ha bisogno. Radici che affondano nel profondo, chiome che nonsvelano quello che c’è sotto, ma nascondono con le loro fronde. Il platano davanti a casa accoglie Antonio,affamato di protezione e di stabilità, e la sua ombra lo nasconde.“Perché non ci si fida della pelle, del corpo del folle, anche quando a fatica riesce a mascherare i dannidegli psicofarmaci?Tanto dentro è rotto (pensa la gente), per quanto si voglia vestire bene, parlare con cognizione di causa,dentro è spaccato, ormai lo sappiamo, non serve tenerlo nascosto.”Nulla si rivela facile: perché uscito da un luogo di malattia, Antonio deve accettare un’altra malattia, quelladei genitori, il padre inclinato da un lato, piegato dall’età e dai dolori, la madre sempre più piccola e fragile,un bonsai delicatissimo. Antonio deve convivere con la macchia sul muro, ultimo segno dell’incendio che luistesso aveva appiccato alla sua casa, il suo plateale atto di ribellione e di follia: quella macchia con la suapresenza ferisce lui per il suo gesto e ferisce i genitori per un senso di colpa atavico, che li porta ainterrogarsi su cosa hanno sbagliato. Non c’è colpa nella malattia, nonostante questo è difficile assolversi:di fronte ai silenzi dolenti del padre e all’assenza sofferente della madre, Antonio può rispondere solo conpiccoli atti di accudimento, un piatto di cannelloni a ricostruire la famiglia.Fuori casa, c’è la diffidenza del mondo ad accoglierlo, e a condannarlo. “È stato lì” è la frase cherappresenta l’incapacità del mondo di accettare quello che non vuole capire.E se la fiducia e la prudenza erano le regole della convivenza nella Casa delle farfalle, fuori da quell’ordinemonitorato e protetto c’è la confusione e la complessità della realtà, con tutte le sue contraddizioni,difficoltà e pericoli. Perché il mondo è pericoloso, soprattutto per quelli come Antonio,” colombe, cerbiatti,folli”.Gli inquieti lo sanno, è solo l’ordine che li aiuta ad affrontare il mondo, un metodo per scomporre iproblemi, farli piccoli, classificarli, costruendo le possibili coordinate di una nuova vita in valori, convinzionie conoscenza. È una razionalità che aiuta a gestire le emozioni, una chioma che nasconde il sottosuolo. Lascrittura regola il respiro, allinea i pensieri, dà coraggio attraverso un sistema che colloca le cose al loroposto per acquietare l’ansia.La fragilità è capace di grandi lezioni di resistenza e di equipaggiamento, ma imparare un linguaggio peraffrontare la vita è qualcosa che sfugge il metodo e l’ordine del pensiero tridimensionale. Ha a che fare conla comunicazione e l’ascolto. Perché la realtà confonde le carte, butta per aria qualunque organizzazione.L’incontro con Rami, adolescente egiziano in difficoltà con gli studi, apre ad Antonio le porte di unapossibile fiducia, di un nuovo ruolo, utile nel groviglio della vita.«Devo recuperare con una tesina».«Argomento?»«’Ste seghe interdisciplinari che tirano nella mia scuola».Antonio aiuta Rami con lo studio, ascolta il suo gergo nuovo, giovane e insolente ma reale, abbandona lenevrosi dei suoi rituali, e accoglie pure la lezione più difficile della sua nuova collocazione del mondo: chefiducia e prudenza non bastano. Bisogna abbandonarsi, all’amicizia, all’amore, alla cura degli altri.Sono sentimenti che non rispondono a nessun ordine, a nessun algoritmo.Trovare la propria collocazione non è semplice come quando si è guidati, ma è un continuo assestamento inun movimento di deriva, dove si perdono le proporzioni: per mettere radici e trovare una propria stabilitàserve però la terra, non il paradiso. Serve la difficoltà della lotta, serve la gradualità di piccoli passi, cheprevedono anche cadute, e qualche botta.E in un mondo in cui ognuno ha il proprio manicomio da cui vorrebbe fuggire, gli altri sono l’unico modo perguarire: bisogna avere il coraggio di potare le chiome, eliminare l’ombra, uscire alla luce.Bisogna avere la pazienza di Giona nella balena: la pazienza di essere ingoiati e risorgere per approntare uncammino nel disordine del mondo.Dopo Beati gli inquieti Stefano Redaelli continua con Ombra mai più la sua riflessione intensa e poeticasulla sorte dei fragili dopo la legge Basaglia. Lo fa con una scrittura raffinata che si tinge anche di ironia, epartendo proprio dalla parola follia, che utilizza restituendole dignità umana e spirituale, liberandola daglistigmi sociali e riempiendola di radicalità e delicatezza.“Tagliare la chioma non è grave come tagliare le radici. Se tagli quelle, sei finito davvero. Tu ora mi vedicosì: malridotto, si direbbe, perché vedi quello che c’è fuori. E ti si stringe il cuore. Ma non hai idea di cosaci sia qui sotto, fin dove arrivino le radici. La mia chioma sotterranea si estende oltre la tuaimmaginazione. Io annuso il mare”.Francesca Cingoli

ALTRE INFORMAZIONI
  • Condizione: Nuovo
  • ISBN: 9791280857071
  • Collana: IENA
  • Formato: Brossura
  • Pagine Arabe: 180