Cesare Pavese nacque il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo (Cuneo) in una cascina di proprietà del padre, luogo di residenza estiva dei Pavese che vivevano a Torino. In seguito alla morte del padre per un tumore al cervello, la madre dovette mandare avanti la famiglia da sola. Entrato al liceo Massimo d’Azeglio nel 1923, ebbe come professore Augusto Monti, intellettuale crociano profondamente antifascista.
Ottenuta nel 1926 la maturità classica, Pavese si iscrisse alla facoltà di lettere dell’Università di Torino. Nel 1927 entrò a far parte della confraternita degli ex allievi del liceo d’Azeglio, in contatto con il professor Monti, cui parteciparono figure come Norberto Bobbio, Massimo Mila, Leone Ginzburg, Giulio Einaudi.
Laureatosi nel 1930 con una tesi sulle poesie di Walt Whitman,
Pavese tradusse per la casa editrice Bemporad il romanzo di Sinclair Lewis,
Our Mr Wrenn iniziando poi a insegnare in scuole private e serali. Dello stesso periodo è la traduzione di
Moby Dick e la pubblicazione di numerosi saggi sulla letteratura americana.
Negli anni Trenta
Pavese continuò la sua attività di americanista traducendo romanzi e scrivendo saggi critici. Scrisse inoltre poesie che poi furono raccolte nel volume
Lavorare stanca (1936; nuova ed. 1943).
Nel 1935 Pavese fu arrestato per attività antifasciste e fu mandato in confino a Brancaleone Calabro (RC) dove rimase fino al marzo del 1936. Nel 1937 scrisse alcuni racconti fra cui Temporale d’estate, Carogne, L’idolo, e poesie destinate a entrare nell’edizione einaudiana di Lavorare stanca (1943). Nel 1938 fu assunto dalla Einaudi continuando a tradurre, scrivere saggi e poesie.
Nel 1941 fu pubblicato il primo romanzo di
Pavese,
Paesi tuoi, la storia di Berto e Talino narrata con asciutta e disincantata brutalità derivata da modelli americani.
Nel 1942 venne pubblicato in volume il romanzo breve
La spiaggia, mentre l’anno successivo si recò a Roma a dirigere l’Einaudi che a causa dei bombardamenti aveva trasferito la sede nella capitale.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre,
Pavese si rifugiò dalla sorella a Serralunga di Crea (AL).
Dopo la fine della guerra riprese il lavoro alla Einaudi come direttore editoriale, inaugurando un periodo di febbrile attività. Nacque la collana di etnologia, psicologia, storia delle religioni e uscì la raccolta di racconti
Feria d’agosto (1945).
L’ultimo romanzo di
Pavese,
La luna e i falò, fu scritto alla fine del 1949 e uscì sempre per Einaudi nel 1950. Il libro racconta del ritorno al paese natale di Anguilla, emigrato in America qualche anno prima. I malinconici ricordi che il protagonista rivive insieme all’amico Nuto sono macchiati dai segni della violenza e della follia che le persone e la guerra appena trascorsa hanno lasciato. Alla fine però il protagonista concluderà che il proprio paese è in fondo la propria famiglia, «
un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti…un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via».
Pavese si tolse la vita il 26 agosto 1950. L’ultimo messaggio vergato sulla prima pagina di una copia dei Dialoghi con Leucò, era: «Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi».