"Tenevo una sorta di diario, ma se mi dimenticavo di scriverci per due o tre volte di fila, non riuscivo piú a distinguere una giornata dall'altra. Avrei potuto scambiarne l'ordine, non l'avrei nemmeno notato. Ogni tanto mi chiedevo che razza di vita fosse quella. Ma non per questo mi sentivo insoddisfatta. Ero solo stupita. Del fatto che le mie giornate fossero tutte uguali. Che le mie orme venissero spazzate via dal vento in un baleno, prima che avessi il tempo di riconoscerle."
Una donna, all'improvviso, smette di dormire. Non c'è una causa precisa, non c'è una spiegazione plausibile, ma la vita che ha condotto fino a quel momento comincia a cambiare. La cena da preparare, le vasche in piscina, gli scambi di battute col marito dentista, la spesa al mattino. Giornate che si susseguono senza scossoni, nella rassicurante opacità di una vita normale, cautamente felice. Una notte, però, la donna si sveglia di soprassalto, incapace di muoversi. C'è un uomo nascosto nell'ombra, un vecchio che si avvicina al suo letto e le versa dell'acqua sui piedi. Un'immagine vivida, che si dissolverà alle prime luci dell'alba, senza lasciare traccia ma portandosi via il sonno. All'inizio, cercherà di non dare peso alla cosa: passerà le notti sul divano a bere brandy e a leggere Anna Karenina, ogni tanto si alzerà per osservare il marito addormentato o per ascoltare il respiro regolare di suo figlio, oppure uscirà di casa e vagherà per la città deserta in macchina. Ma, ben presto, la stanchezza si trasformerà in una sensazione sconosciuta e lontana, mentre il buio la trasporterà verso un piano superiore del sentimento. Lentamente, muterà anche la sua percezione della realtà, il suo attaccamento al mondo. È come se l'assenza di sonno la portasse alle soglie di un altro universo, fatto di presenze silenziose e sfuggenti. Finché, dopo una decina di giorni di veglia, strane ombre inizieranno ad apparire ai margini del suo campo visivo, ombre che – col tempo – cominceranno ad assumere contorni umani.