12/03/2015
Di luvanor
5 stelle su 5
Il libro è un piccolo capolavoro, una delle cose più interessanti lette negli ultimi anni.
Lo è per la forma del libro (stampato su carta ma nato evidentemente per essere un e-book) e lo è per il contenuto, esempio estremamente esemplificante di cosa debba e possa essere la scrittura oggi. Il romanzo si articola in 26 capitoli da leggere assieme alle 77 note: il consiglio che do è quello di munirsi di due segnalibri e, al termine di un capitolo, andare a leggere le relative note. Solamente in questo modo si riusciranno a seguire la storia e le contorsioni che farà Enea e solamente in questa maniera si riuscirà ad arrivare, in perfetto sincrono, con il finale a sorpresa.
La storia?
Siamo in una Bologna dei giorno d’oggi, città anarchica e propositiva, città dove tutti sognano di fare qualcosa ma in cui le cose si muovono per rimanere in realtà sempre ferme.
Enea fa parte, assieme ad altri ragazzi, di una factory il cui obiettivo è quello di girare un film coinvolgendo una vecchia icona caduta in disuso.
Ma la vera storia è perdersi nei punti di vista di Enea, nel suo nichilismo, nella sua ferma volontà di non appartenenza. È entrare nelle pieghe dei suoi ricordi, dei suoi amori andati, delle sue radici volate via, nelle feste surreali, nella descrizione dei personaggi, dei colori. È un viaggio in cui incontreremo tanto alcool, tanta droga, tante ragazze con le calze colorate. E Ada. E Maria Callas.
Perché leggerlo?
Perché un libro così non capita tutti i giorni. Perché il mondo della letteratura è pieno di addetti alla catena di montaggio e Ansuini, ecco, è l’operaio che si è messo a mangiare il panino, beato, mentre la macchina sferraglia assatanata di metallo, mentre il supervisore gli urla contro con la bava alla bocca.
Ecco cosa è la letteratura: è quel sorriso lì.