E se fossimo all'alba di una nuova era nella quale "psichico" e "fisico" dimostrassero di essere in un certo senso la stessa realtà, con accentuazioni energetiche diverse? L'ultimo contributo in direzione di una lettura unitaria della dimensione psichica e della "realtà materiale" risale alle ricerche integrate di psicologia e fisica condotte oltre mezzo secolo fa da Cari Gustav Jung e il fisico premio Nobel Wolfgang Pauli. Gli autori riprendono, aggiornandoli, i numerosi punti di contatto esistenti tra psicologia e fisica. In particolare la conferma sperimentale (1982) del fenomeno, noto in fisica quantistica come "non località", getta nuova luce sull'ipotesi sincronistica di Jung. La possibilità verificata in laboratorio che due microparticelle separate da grande distanza reagiscano "all'unisono" a determinate (e acausali) situazioni sperimentali, prova che in natura la sincronicità non è solo una pura ipotesi. Psiche e realtà divengono inconsuete; la causalità, base della scienza, non vale per la non località quantistica scrive Cantalupi e per Santarcangelo l'opera di Jung e Pauli è cruciale per l'epistemologia e per i concetti di libertà e "destino". La psiche appare agire quantisticamente in uno spazio psicoide attraverso un centro regolatore inconscio che Jung chiama il Sé, qui ipotizzato con un finalismo evolutivo-spirituale, pensando alla sincronicità, e non solo, in una sorta di svolta quanto-psicoide della psicologia junghiana.