I racconti di Loriano e Sabina Macchiavelli, padre e figlia, portano alla luce l'inferno attorno a noi, che non sempre riusciamo a vedere, perché è nascosto, sotterrato. Lo sguardo è duplice. Da un lato, è quello di chi ha conosciuto sulla pelle l'orrore della guerra e la rivede nel dolore di oggi; dall'altro, è quello di chi cerca nelle storie delle persone che incontra la risposta alle domande più difficili. L'orrore della Seconda guerra mondiale e delle lotte partigiane si riflette come uno specchio infranto nelle guerre che hanno massacrato i Balcani. I sotterranei di Bologna, dove una famiglia clandestina festeggia il Natale con un cenone improvvisato dal ladro Pellicano, sono bui come il tunnel dell'eroina in cui finisce una coppia di innamorati. C'è lo strazio delle ruspe che in nome della legalità si trasformano in carri armati per fare la guerra ai bulgari e rumeni nelle baraccopoli. E c'è il ricordo di una famiglia italiana in fuga, che supera lo sbarramento tedesco e occupa, abusivamente, una casa abbandonata. È quest'atto illegale a salvarla dalla strage di Marzabotto. C'è anche, come in tutti gli inferni, la solidarietà possibile: il gesto di Sarti Antonio che porta da mangiare ai baraccati, il gesto di un uomo comune che decide di ospitare un illegale. E il gesto, più grande di tutti, di conservare la memoria di quello che è stato per chi non ha potuto farlo.
