Sarà la sua origine di fenomeno pressoché nomade, sarà lo stile di vita che essa impone, sta di fatto che l'università appare spesso come un corpo estraneo nel tessuto urbano: la zona degli asteroidi. Forse perché il suo scopo è quello di poter illuminare la realtà non "da fuori" bensì "da dentro". Qui le schiume del sapere che anche i mezzi d'informazione riversano sulla popolazione col loro tasso di approssimazione e di errore (dati erronei, citazioni sbagliate, le ondate melmose cariche di relitti, di rifiuti, di scarti) di cui la cultura urbana non si può liberare, tutto questo s'interrompe. La maggior parte delle storie qui raccolte, alcune davvero esilaranti, ruotano intorno alla diversità e capacità dei luoghi universitari di produrre e alimentare un'antropologia a parte. Persone che ci vivono o potrebbero viverci dentro o durante, o a vita, perché in quel tempo si concentrano i ricordi più belli, le amicizie più durature, l'armi, gli amori. Un po' come le loro facciate che promettono ordine e disciplina, ma che poi si disperdono in un labirinto di cunicoli e nascondigli. Ma l'università non era nata per il motivo opposto, per ricondurre le nostre menti erranti allo splendore e alla semplicità del Vero? Prefazione di Mauro Magatti.