L'autrice, sbarcata giovanissima in Libano, registra su quaderni o foglietti volanti tutto ciò che, nel nuovo paese, la colpisce e che desidera trasmettere, con lunghe lettere, alla sua famiglia di origine. Dalle curiosità locali passa a notare i piccoli avvenimenti che costellano la vita di tutti i giorni, le prime frasi dei suoi bambini, i loro studi, il suo lavoro, tante piccole pietre miliari poste sul percorso della sua vita. E poi la guerra civile, quindici lunghi anni riempiti dai sibili delle bombe, dei missili e delle autobombe che esplodono tutto intorno, dall'angoscia per sé e per i propri cari, dal desiderio di sopravvivere ora dopo ora, di sfuggire ai cecchini appostati sui piani alti dei palazzi annotare tutto questo alla luce del giorno o al lume di candela per non perdere la ragione e la memoria. Finita la guerra, con la mente piena di immagini e di sensazioni che si confondono e si attorcigliano fra loro, il taccuino di ricordi le restituisce quegli anni che la tabula rasa della memoria minacciava di cancellare per sempre.