Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948) è un artista poliedrico tanto da divenire nel corso degli anni acclamato architetto e designer oltre che fotografo. Sin da giovane indaga diverse discipline artistiche, fra le quali teatro e cinema. Intorno alla metà degli anni settanta, si domanda se sia possibile raccogliere l'intero flusso di fotogrammi di cui è composta la pellicola cinematografica in un solo scatto fotografico. Una compressione di tempo e realtà fittizia (il film) in un'unica esposizione che riprodotta su carta assume la forma di un'esplosione di luce bianca abbagliante. Nella raccolta di immagini Opera House, l'attenzione dell'artista giapponese si concentra in particolare sul nord e centro Italia dove, tra il 2013 e il 2016, realizza una nuova serie di fotografie in teatri di grandi città come di piccoli centri di provincia. E di alcuni teatri, oltre alla visione frontale del palco con schermo, viene offerta anche una veduta della platea e della galleria. I teatri fotografati dall'artista sono tra le più innovative e affascinanti architetture dello spettacolo, la cui ideazione impegnò capaci architetti da Andrea Palladio a Giovan Battista Aleotti, da Vincenzo Scamozzi a Francesco Tadolini e Leopoldo Pollack. Dagli straordinari scatti di Sugimoto emerge un tempo in apparenza sospeso, annegato nel bianco dello schermo posto al centro dell'immagine, un bianco abbacinante dentro al quale si è consumata la narrazione cinematografica. Uno spazio metafisico, lo scheletro del teatro vuoto, senza pubblico che appare come una visione più che una rappresentazione.