I saggi qui proposti, già editi in altra veste e solo lievemente modificati per la bisogna, sono il frutto di una ricerca letteraria pluriennale. Essi sono strutturati in modo da portare avanti una definizione quanto mai larga dell'ormai annoso concetto di critica delle fonti, anche attraverso una visione più tradizionale dello strumento critico che però non perda di vista la "novitas" del tempo moderno. Si va dall'ormai sorpassata icasticità dell'arte dei ragguagli librari (la recensione al "Cantare di Giusto Palladino" edito dal Cassì e quella ai "Disertori" del Franzinelli), ma anche il diffusivo impulso di uno scavo diacronico e para-musicale (il saggio su Ariosto e Battisti e quello su Fossati), oppure rientrano nell'indefinita cornice dell'ermeneutica (l'intervento su Platone tradotto nel Settecento nostrano). Tutto ciò, nella certezza che un fattivo nutrimento spirituale si trovi ovunque (com'ebbe una volta a dire un vetusto critico ottocentesco, lo Zumbini, il quale sosteneva che "l'infinita gradazione di bellezza ch'è nelle cose della natura, è pure in quelle dell'ordine ideale: anche queste hanno il loro bello naturale, hanno in s[è] un principio di poesia").