Il dibattito ormai risalente sulla pretesa autonomia della figura del c.d. reato collegiale ha avuto quale esito l'abbandono delle ricerche in argomento da parte della maggioranza degli studiosi. Infatti, mentre in rapporto all'individuazione dei requisiti del contributo concorsuale punibile sono state spese notevoli energie, pur senza approdare a soluzioni definitive, in riferimento all'analisi della struttura del reato commesso mediante una decisione collegiale si avverte scarso interesse. Eppure nella prassi giudiziaria si registrano gravi disorientamenti; essi impongono un'elaborazione dommatica teleologicamente orientata, in grado di assicurare certezza del diritto, eguaglianza di trattamento e conformità ai principi costituzionali. In realtà, nella delibera collegiale criminosa - anche sulla scorta dell'indagine storica, del contributo della sociologia e della teoria generale del diritto - sembra possibile intravedere come caratteristica costante l'essere frutto di attività organizzate; talvolta addirittura con una ripartizione di ruoli e funzioni interna al gruppo decisionale. Tale caratteristica risulta apprezzabile anche in chiave criminologica sotto il profilo della qualificata pericolosità della modalità di aggressione; essa consente di cogliere affinità e differenze strutturali tra il reato collegiale, il concorso di persone nel reato e i reati associativi. Il tentativo di delineare in termini innovativi l'autonomia del reato collegiale dischiude sia spazi per soluzioni ermeneutiche affidabili, sia prospettive inedite di riforma della parte generale.