"Un mare di fango, una pianura di fango. Una pazzia gelida, buia, fangosa. Una dimensione dove nulla vi è di umano, che ha assorbito perfino i propri creatori." Un manoscritto ritrovato. Pagine battute a macchina, conservate per quasi mezzo secolo. Dieci anni dopo il ritorno alla vita, Piera Sonnino ha trovato il coraggio, la misura, la forza per sublimare in racconto la tragedia della deportazione e dello sterminio di tutta la sua famiglia - i genitori, i tre fratelli e le due sorelle - nei campi di concentramento nazisti. Pagine straordinarie per forza di scrittura, per la capacità di restituire l'accerchiamento quotidiano e metodico, l'erosione della libertà e della dignità umana subita dagli ebrei italiani dopo le leggi razziali, fino alla catastrofe finale di Auschwitz. La forza della testimonianza si solleva dal fango dell'oblio, il diario privato si fa voce universale e riesce a dare un nome a quanto non può essere nominato. La memoria, attraverso la parola, strappa qualcosa al gorgo della dissoluzione e del male. Prefazione di Enrico Deaglio.