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“Era il pomeriggio più noioso di tutti i pomeriggi noiosi alla Boutique del mistero”.
Chiamata come la raccolta dei racconti di Buzzati la Boutique del mistero si trova in un vicolo del Quadrilatero, nel centro di Bologna. Era la libreria di famiglia, e ora Vilo Vulcano ci vende tenacemente solo i libri che gli piacciono. Infatti non vende granché, e a parte pochi clienti affezionati, la libreria è frequentata da curiosi che entrano a dissertare di letteratura per poi non comprare nulla. Vilo conduce una vita agra, per dirla alla Bianciardi, e trascorre le infinite ore del giorno con l’ansia della fame e dei debiti. Per tagliare le spese, si è trasferito nel retro della libreria, e vive di poco.
Vilo, che assomiglia a Francesco Bianconi dei Baustelle, ha un’attività parallela con la quale non si arricchisce ma ogni tanto può permettersi un pranzo come conviene e un papillon per la sua collezione: Vilo Vulcano risolve casi. Lo fa con strategie investigative discutibili e caotiche, spesso prendendo ispirazione dagli episodi di Star Trek, ma si è fatto una sua reputazione nella Bologna nascosta, anche grazie al fatto di non provare alcuna paura.
“Volete spendere poco?
Vi serve un detective o - se preferite chiamarlo in questo modo - un investigatore privato? Chiedete in giro, e prima o poi qualcuno vi dirà: «vai da Vilo Vulcano. Vilo Vulcano accetta quasi tutti i casi, e non ha paura di niente».”
Vilo accetta tutti i casi, perché non può permettersi diversamente, così quando un giorno entra in libreria Zelda Versalico, e gli chiede di indagare sulla morte del fratello, Vilo non si tira indietro. Anche se il caso è stato già chiuso dalla polizia, anche se Ludovico Versalico, escapologo dilettante, è morto dopo essersi murato vivo nella casa di campagna, per imitare le imprese del Grande Houdini, e per competere con la sua antagonista di sempre, la famosa e misteriosa Prisma.
Sembra una morte da imbranato, ma Zelda non ci crede ed è bella da morire, e questo a Vilo basta.
La sua indagine si muove tra il Quadrilatero e il quartiere Barca, tra vecchie osterie, fumetterie e locali di musica, ma si spinge fino alla Cittadella, una discarica dove vive una comunità di analfabeti evangelizzati con Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez da un prete privo di Bibbia. In questa insolita Macondo bolognese, Remedios è capace di avere visioni orgasmiche che le aprono il terzo occhio in un mix di piacere e dolore. E Vilo, che nasconde un vecchio trauma e un’eterna ferita all’inguine, si affida a lei per coiti dolorosissimi e rivelatori di indizi.
“Per sicurezza mi ero spostato sotto la luce fredda della luna: che gli spettri vedessero che ero Vilo Vulcano, il libraio detective. Che gli abitanti del buio sapessero che ero un amico, che da me non avevano niente da temere.”
I fedeli di Morozzi ritrovano tra le pagine di Prisma l’amico Orrido, maglietta degli Iron Maiden, una passione per Rachel McAdams, e citazioni letterarie varie. È con lui che Vilo Vulcano finisce nei guai, indagando tra i mille casi di fughe impossibili di Houdini, e muovendosi tra le suggestioni di Kurt Vonnegut, di Edgar Allan Poe e di Agatha Christie, le classifiche dei migliori Woody Allen, le tensioni di Misery di Stephen King e i misteri dei delitti della camera chiusa.
Sullo sfondo, riaffiorano dal buio le paure infantili di un angolo di una cantina, e la minaccia di qualcuno che forse è tornato per completare il lavoro.
Con Prisma Gianluca Morozzi diverte, brilla di ironia e di umorismo, sfiora solamente il macabro e il raccapricciante che aveva fatto da protagonista in Andromeda, non disdegna il surreale e lo tratta con eclettismo e vivacità.
In una Bologna notturna e misteriosa, “senziente e intelligente”, Morozzi regala un protagonista bello e seducente, improvvisato nel suo ruolo, colto e beffardo, e getta le premesse per un gustoso seguito.
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