È ancora possibile tenere insieme il presente e il futuro? Oppure il real time, il presente dilatato in cui oggi viviamo, non fa che allontanare il futuro e recidere il rimando segreto tra ciò che è e ciò che verrà? Il nuovo libro curato dall'Associazione Odradek XXI di Bresciasi propone di rispondere proprio a questa domanda, inserendola in quel filone che conduce dall'agire politico-sociale (Disseminazioni riflessive. Saperi, professioni, cittadinanze, Mimesis 2009) alle costellazioni dell'abitare (L'abitare e lo scambio. Limiti, confini, passaggi, Mimesis 2013). La prima parte del volume è un tentativo di "pensare il presente" insieme a Foucault. Si tratta di cogliere il senso della distinzione tra il "presente" e l'"attuale": l'attuale diventa chiave critica, approccio "diagonale", che permette di rivelare in controluce le relazioni di potere sottese all'aspetto immutabile del presente. Il pensiero di Foucault vuole dire "che cosa è oggi" attraverso una "archeologia" del presente, un lavoro di scavo sulle sedimentazioni di potere depositate nei discorsi e nelle pratiche. Queste sedimentazioni determinano il nostro vivere sociale in quanto soggetti che si credono liberi. La seconda parte intende invece "riaprire il futuro" tramite il recupero del concetto di "utopia" in Benjamin, Adorno e Bloch. Tentativi diversi di inscenare la presenza-assenza della categoria "futuro" da parte di pensatori che hanno legato il loro nome al noi politico novecentesco.