Umanesimo è l'affermazione dei valori umani come fini, e la scoperta che quei valori si sono realizzati al sommo grado nel mondo antico e sono testimoniati in forme definitive ed esemplari dai monumenti letterari della classicità: le "humanae litterae", appunto, dov'è eternato immaterialmente ciò che nella sua materialità il tempo ha consunto. Questo sentimento si riaffaccia nella cultura, per qualche aspetto, fin dal secondo Duecento; si delinea più chiaro nel pieno Trecento; e si fa universale nel corso del secolo seguente fino a improntare di sé tutti i caratteri salienti della civiltà quattro-cinquecentesca. In esso rivive il significato di una opposizione non già tra umano e divino, ma tra quanto appartiene a ragione, dovere e virtù e quanto ricade nella selva della ferinità irrazionale e muta. Perciò l'Umanesimo è, in senso proprio, l'insieme degli eventi culturali in cui si è interpretata, giustificata e promossa l'esigenza di ricondurre la condizione umana a un sistema di riferimento non trascendente, bensì fondato nell'immanenza, e legittimato da modelli e istanze offerti dalla condizione umana stessa nei suoi momenti più alti e per così dire categorici.