Quando il tema del linguaggio compare in opere famose, dal Cratilo platonico all'aristotelico De interpretatione, ha già raggiunto 'un certo grado di maturità'. Osservando il linguaggio come un oggetto di indagine, il pensiero filosofico si è distaccato con nettezza dalla modalità arcaica, mitologica di considerare le parole. Inoltre, attraverso i tentativi di concettualizzare il linguaggio, ha fatto emergere progressivamente gli elementi definitori fondamentali per ogni successiva posizione del problema linguistico. Senza queste premesse è difficile comprendere perché la filosofia, da Platone in poi, abbia potuto sollevare la questione della validità del segno linguistico per la conoscenza. Il libro ricostruisce il tema della riflessione metalinguistica a partire dal pitagorismo, i suoi limiti epistemologici, le esigenze a cui risponde il successivo modello democriteo del linguaggio, e mostra che quelle teorie permettono una rilettura innovativa dei testi più noti della filosofia greca del linguaggio, da Platone a Aristotele.