Il secondo tomo è dedicato agli autori, compresi sotto la denominazione Secondo Decadentismo o "novecento". Se il Primo Decadentismo permetteva la fuga dalla realtà in un rifugio alla ricerca di un "minimo di vivibilità", il Secondo si rassegna di fronte alla costatazione che la crisi della cultura occidentale sta distruggendo ogni possibilità di trovare un senso all'esistenza e di conseguenza di comprendere il reale, per cui all'artista non resta che rappresentare "ciò che non siamo e ciò che non vogliamo" (E. Montale) o giocare con le parole, con le forme e con i colori. La sensazione di insicurezza trova la spiegazione nel pensiero filosofico dell'Esistenzialismo, secondo cui l'individuo si sente gettato in un mondo che gli è estraneo, di cui non conosce le ragioni, i fini, i meccanismi e di fronte al quale egli soffre di essere alienato. Tutte le scelte da lui compiute si risolvono in uno scacco, in un insuccesso che comporta un senso di angoscia, di nausea e di disperazione. La parola non riesce più a "dire" il mondo e fugge o nell'Iperuranio, come avviene nell'Ermetismo, o nell'autonomia del significante, come nelle Avanguardie.