Nell'intera sua esistenza e nella sua opera complessiva come educatore Leonard Covello ha mirato costantemente a coniugare finalità ben distinte e tuttavia complementari fra loro. Facendo tesoro della sua esperienza come fanciullo immigrato - che da un paese del Sud Italia venne catapultato nell'immensa metropoli di New York nel novembre 1896 - ha sempre riflettuto sui bisogni essenziali di cui egli stesso si faceva portatore non solo dal punto di vista materiale, bensì dalla prospettiva culturale e assimilativa, miscelando il suo personalissimo sguardo sulla realtà americana, di cui si mostrava convinto assertore e strenuo difensore, con le debolezze endemiche della sua etnia di provenienza, operando in tal modo una sintesi che lo vide diventare attivo promotore di iniziative e progetti educativi a dir poco straordinari. Dunque una figura che raramente si incontra nella storia, che seppe scegliere di vivere e lavorare per la grande causa dell'emancipazione degli immigrati italoamericani. L'aver individuato nella scuola il luogo in cui tali processi evolutivi avrebbero potuto essere attuati fu una notevole intuizione, unita all'alto senso della democrazia che vedeva attuarsi negli USA in forme così divergenti dall'Italia. Un uomo al servizio di grandi ideali che mai rimasero solamente una mera riga d'inchiostro sulla carta ma che, al contrario, furono realizzati mobilitando tutte le forze sane in quell'angolo di terra, dolce e amara al contempo, che fu Harlem.