Come si combatte dall'interno il sistema in cui si è cresciuti? Come si fa impresa nonostante e contro la malavita organizzata? Che vita è quella di un testimone di giustizia, messo ai margini e additato come traditore persino dalla propria famiglia, costretto, dopo aver perso tutto, a nascondere la propria identità per trovare un lavoro o anche solo qualcuno che gli affitti un alloggio? Nella sua drammatica testimonianza Luigi Leonardi non è una vittima, o lo è solo in parte. Non è un giornalista che ha scelto di consacrarsi alla verità né un eroe che sfida la morte senza riserve. È semplicemente un uomo che voleva vivere e fare impresa nella terra in cui è nato, quello stesso Sud da sempre dipinto come la patria dell'assistenzialismo, e ci è riuscito con risultati eccellenti, finché la criminalità non ha preteso «la sua parte». In questo libro racconta la pressione psicologica dei criminali che precede quella fisica, il baratro in cui si precipita giorno per giorno senza appigli, i fornitori che vendono i debiti ai clan, l'esperienza con le associazioni antiracket e la speranza di poter trovare un alleato in quello stesso Stato che gli ha negato la dignità tra carte e cavilli. Le notti insonni, la perdita di quanto costruito nel corso di un'intera vita, le aggressioni, la fame e le battaglie quotidiane per non essere equiparato a un pentito: un caso giudiziario ancora in corso, il paradossale cammino di un uomo per vedersi riconosciuto persino il diritto a lottare per i propri diritti.