Questo studio indaga la natura della weird fiction, con l'intento di contestualizzarla e darne una definizione. A partire da un inquadramento storico della letteratura del soprannaturale e delle sue tendenze evolutive, l'analisi punta a superare la concezione di weird come termine legato esclusivamente ai pulp magazines statunitensi dei primi anni del Novecento. L'obiettivo è dimostrare che il weird è un modo narrativo a sé stante, adoperato anche al di fuori della ristretta categoria dei pulp, e derivato da alcuni assunti della letteratura più comunemente nota come "fantastica". Il lavoro è diviso in due parti: la prima, teorica, approfondisce l'esistenza e le ragioni del weird come modo letterario; la seconda applica quest'ottica modale ad alcuni testi selezionati tra le opere di tre autori di primo Novecento: Howard Phillips Lovecraft, Stefan Grabin'ski e Jean Ray.