Quello dell'etica della temperanza, ossia del controllo, della moderazione nei comportamenti del soggetto, è un ideale che si afferma con la polis classica per conoscere una grande fortuna che abbraccia l'intera vicenda della società antica (e non solo). Di più, esso risulta necessario all'esistenza stessa di un consorzio sociale e politico, come mostrano variamente Platone ed Aristotele con il loro discorso eticopolitico, e come attesta, per differenza, il mondo omerico, segnato invece dalla cifra dell'eccesso comportamentale e dell'antisocialità dei suoi eroi. In questo saggio Martino Menghi, studioso del pensiero antico, segue lo sviluppo dell'etica della temperanza a partire dal suo affermarsi nella polis fino al primo cristianesimo, discutendo, dopo le proposte etiche di Platone ed Aristotele, quelle degli epicurei e degli stoici e la loro ricezione da parte di alcuni rappresentanti della letteratura latina, ma anche il contributo che ci proviene dalla medicina alessandrina di età imperiale.