Non è senza significato che negli anni recenti di privacy e di dati personali se ne siano occupati più gli economisti che i giuristi. In conseguenza dell'erompere delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, così come dell'economia digitale, gli studiosi delle scienze economiche hanno sempre più spesso individuato un fenomeno di produzione e circolazione di una nuova ricchezza: il dato personale. Per il giurista, una tale prospettiva ha posto gravi e delicate questioni sul rapporto tra i profili morali dell'individuo e la circolazione, anche contrattuale, dei dati personali, assurti ormai a vero e proprio bene economico-giuridico. Le espressioni - e l'idea stessa - di «persona e dato personale», di «privacy e protezione dei dati personali» con cui ci si riferisce al fenomeno sono spesso intese come costitutive di un'endiadi, ma, nonostante le indubbie ed importanti intersezioni, esse esprimono situazioni e valori distinti, non riconducibili ad uno stesso concetto e funzione: la portata del fenomeno del trattamento dei dati personali va oltre l'idea di privacy, di tutela degli aspetti morali della persona; coinvolge anche profili diversi, legati alla dimensione patrimoniale dei nuovi beni, alla loro natura di risorsa ed utilità economica, sempre più al centro dell'economia digitale. L'endiadi finisce per fondare ed alimentare un equivoco: ossia che il trattamento dei dati personali, nella sua prospettiva anche di attività economica, debba essere vicenda da disciplinare pur sempre ed in modo esclusivo secondo gli strumenti dei diritti assoluti della personalità morale dell'individuo. E così trascurandosi di offrire adeguate chiavi di lettura e riferimenti concettuali in grado di cogliere i profili di un'operazione economica, la dimensione contrattuale, il rilievo del mercato, a fronte della circolazione di questa nuova ricchezza.