Un ragazzo e una ragazza passano le loro serate seduti sul pavimento dell'antibagno di un Circolo di periferia, di fianco a un lavandino che gocciola di continuo, illuminati dalla luce fluorescente di un neon che ronza sopra le loro teste. È l'inizio del nuovo millennio e i due ascoltano musica da lettori cd portatili e nei loro appartamenti periferici guardano la tele da vecchi apparecchi con il tubo catodico e lo schermo bombato. La città intorno corre nelle strade nelle tangenziali nelle metropolitane mentre loro non fanno altro che starsene seduti di fianco a quel lavandino con le cuffie alle orecchie, come se fossero in attesa di qualcuno o qualcosa. Dentro quel posto sporco e maleodorante è come se vivessero in una dimensione parallela, una sorta di interzona ronzante e caustica. Mentre fuori, nel mondo reale, vivono una vita alienante e ripetitiva fatta di lavori inutili e solitudine. "L'antibagno" è un romanzo travolgente e fuori dagli schemi che si anima delle contorte figure espressioniste di Egon Schiele e della musica disperata e struggente di Kurt Cobain e dei suoi Nirvana. È un mondo a parte, un nonluogo immerso in un anfratto tra gli alti palazzi della periferia milanese dove le voci non hanno suono e le persone sono ombre che svaniscono nel buio.