La storia è quella certezza che prende consistenza là dove le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione" così definisce la storia Adrian dai banchi di scuola. L'amico intelligente, geniale, profondamente colto che Tony e i suoi amici ammirano, ricercandone attenzioni e amicizia. Finisce la scuola, ognuno prende la propria strada. Si lavora, si mette su famiglia, ci si separa, si va in pensione. La vita passa, nella sua normalità, mediocre forse, ma reale. Le relazioni scoppiano, ci sono recriminazioni, le amicizie si perdono per strada, i figli sono distratti dalle loro occupazioni, ormai lontani. Ma ci si tiene attivi, si trova un equilibrio, ed è la vita. Quando a Tony arriva una notizia sconvolgente su Adrian, e una lettera dal passato e un diario lo mettono di fronte alle ombre di ciò che ha vissuto, si scopre ingenuo spettatore, alla ricerca di una ricostruzione del tempo. E non è un percorso facile, perché, lo diceva Adrian, la documentazione è inadeguata, e la memoria è imperfetta, confusa dalle storie che ci raccontiamo, che ci piace raccontare a noi stessi. La memoria sa travestire la realtà per renderla consolatoria, la manipola, la imbelletta, la migliora. Per trovare una matrice accettabile che sappia decifrare gli avvenimenti. Che poi la vita non è nemmeno semplice, non è solo fatta di somme e sottrazioni. C'è anche l'accumulo, la moltiplicazione delle perdite, dei fallimenti. Il viaggio nel ricordo fa riaffiorare segreti, fa comporre quadri che si svelano contradditori, pieni di accumuli, e ci confondono, trascinandoci alla deriva. Così è il tempo, inquieto, molto inquieto, un grande mago che ci inganna, facendoci credere in salvo, responsabili dei nostri atti. E svelandoci vigliacchi, abili a travestire nel ricordo le cose che abbiamo vissuto, per non affrontarle nella loro realtà, per non riconoscere a noi stessi quello che siamo stati. La storia, infine, è fatta delle illusioni dei vinti. Raccontarci la vita, una storia che ci piace sentire, dopo che siamo riusciti a nascondere le nostre inadeguatezze. E alla fine trovare un senso, ritoccato, rimaneggiato, sfumato, che aggrada, e che ci faccia sentire al sicuro, ingannandoci. Mettendoci di fronte all'evidenza: "la vita non è affatto all'altezza della propria fama" Che libro, questo libro. Da leggere e rileggere. Ci siamo dentro noi, con tutta l'imperfezione della nostra memoria.
Recensione di Francesca Cingoli