In un mondo globalizzato, permeato da modelli culturali e comportamentali massificati e massificanti, in cui l'unico fine della Storia sembra essere rappresentato dall'utopia panmixista - mescolanza di culture e meticciato generalizzato - emerge sempre più la necessità etica e politica di un sano differenzialismo, di una forma mentis non conforme agli imperativi del nostro tempo. La novella società multirazziale è spesso dipinta con tinte messianiche, come un grande e poetico arcobaleno, una sorta di mosaico policromo. Ma è veramente così? Molto probabilmente, più che un mosaico policromo, la società multirazziale - o multiculturale - trapiantata nel continente europeo, produrrà una terzomondializzazione della nostra società, con proliferare di enclave autonome ingovernabili - e corrispondenti nuclei di parassitismo sociale, non integrati, né integrabili nel sistema economico-produttivo liberalcapitalistico - destinate a vivere di espedienti o a carico del bilancio pubblico. A questa contemporaneità bisognerebbe contrapporre la difesa - morale e intellettuale - della forma dell'Europa, così come si è articolata nel corso dei secoli della sua storia.