Un musicista metal dal volto dipinto, una prostituta non più giovane, un bambino muto che suona il djembe, una sposina, un galeotto, un professore-inventore, una giovane suora mancata, un nerd, un nonno e il narratore, una sorta di protagonista/spettatore, il quale osserva e vive la situazione con un misto di ironia, disperazione e rassegnazione. Dieci persone che non si conoscono, dieci sopravvissuti a quello che essi chiamano Disastro rifugiandosi in una sala prove. Non è chiaro cosa ci sia fuori dal rifugio, però tutti concordano sul fatto che uscire sia pericoloso. Fortunatamente il gruppo si è ritrovato in un edificio con acqua corrente, cibo, bibite, sigarette ed energia elettrica; ma piano piano tutto ciò inizia a esaurirsi, insieme alla speranza, alla tolleranza, al rispetto. Così, per alimentare un po' la voglia di vivere, viene ideato un passatempo che consiste nell'inventare e raccontare storie. La storia principale, quindi, come nel Decamerone di Boccaccio diventa cornice di una serie di racconti, che si rivelano sempre più cupi, specchi della degenerazione implacabile, fino a un imprevedibile finale.