Per la seconda volta, uno psicoanalista, Omar Fassio, e uno scrittore, Massimo Tallone, conversano per iscritto. Anche questa volta il tema è alto, ed è quello di pensare all'esperienza umana come a una sequenza di eventi che, nel bene o nel male, forniscono materiale psichico per procedere in un cammino di miglioramento incessante. Il metodo, collaudato, è quello della domanda che sospende giudizi e frena le risposte, che propone riflessioni e suggerisce snodi. Fassio e Tallone si passano la palla toccando ora i classici del romanzo di formazione, ora i casi di ordinaria vita quotidiana. La conversazione non cede mai alle lusinghe dell'assertività, non inclina mai alla solennità del saggio, ma si mantiene sempre sui toni leggeri e al tempo stesso compositi di uno scambio che chiede, di un pensiero che cerca. I capitoli di "Corrispondenze 2" saltellano come sassi che, lanciati con abilità, sfiorano la superficie dell'acqua alzando onde varie e diverse intorno alla possibilità di guarire dal male di crescere, per esempio, quando si parla dell'adolescenza, e di portare con orgoglio le cicatrici, più in generale. Il sottotitolo "Conversazione in libertà per pensare la vita come un romanzo di formazione" esprime al meglio la forma dell'opera, la conversazione, con le sue plastiche regole di brevità, e annuncia senza possibilità di errore la materia trattata, sintetizzabile con il titolo del celebre carboncino di Goya: Sto ancora imparando.