È stato detto che si dovrebbe scrivere da uomo comune e pensare da saggio. Proprio a un simile aureo principio sembra attenersi Mario Andrea Rigoni in questo singolare libro di versi, che non trova riscontro nel panorama della poesia italiana contemporanea. Con un dettato vicino alla prosa, assolutamente semplice, piano, diretto, ma tramato da una rete avvolgente di rime, assonanze, consonanze, associazioni foniche che ne scandiscono il ritmo armonioso e ne garantiscono o favoriscono l'effetto di memorabilità, Rigoni affronta, in un colloquio con il proprio "demone", fra elementi autobiografici e interrogativi metafisici, i temi del vivere, del soffrire, dell'invecchiare e del morire dentro l'impenetrabile enigma del nostro stare al mondo. Postfazione di Francesco Zambon.