Dopo due mesi, in un paese del sud Sardegna, nessuno è ancora riuscito a capire che ci è venuta a fare Clelia Boero, la «Torinese». Sfuggente e taciturna, se ne va in giro da sola a fumare e a leggere romanzi lunghi presi in prestito dalla biblioteca: malvista come il gruppo di extracomunitari che occupano la locanda in cui lei soggiorna. Solo Alfredo, il bibliotecario, tenta di stabilire con lei un rapporto e fa in tempo ad avvertire nella straniera la resa completa di chi ha accettato il proprio destino. Quale sia questo destino,Alfredo non potrà scoprirlo. Dopo il loro ultimo incontro in sala-lettura, Clelia scompare ma la misteriosa scomparsa è, a rovescio, solo l'inizio di un romanzo che, con seducente movimento a ritroso nel tempo, rivela la storia di Clelia, sfrangiandosi nei punti di vista delle persone che hanno gravitato intorno alla esistenza di una irriducibile idealista animata da sogni rivoluzionari, proprietaria a Torino di un cinema votato a un'ostinata programmazione «di nicchia». Così s'incontrano, fra gli altri, il padre di Clelia, mobiliere d'arte; Gabriele, socio nella gestione del cinema torinese e spettatore esaltato delle malinconiche e disperate esibizioni canore di Clelia; Orlando Mahfuz, anatomopatologo e imbalsamatore sardo-egiziano,gira-mondo per professione, in fuga dalla moglie Rajae; americana di origini siriane, reporter di guerra in Medio Oriente. "A tie solu bramo" - che per il titolo ruba un verso alla celebre canzone sarda "Non potho reposare" - è un romanzo che vuole e sa parlare d'amore, senza sentimentalismi, intrecciando le storie individuali con la storia di vecchi e nuovi incontri-scontri di civiltà.